24 settembre 2023 - IV Domenica dopo il Martirio di Giovanni

Omelie festive

Giovanni 6, 24-35


1. Tanti tipi di fame

L'uomo nasce affamato, ed è la sua fortuna.
Il bambino ha fame di sua madre che lo nutre di latte, di carezze e di sogni.
Il giovane ha fame di amare e di essere amato.
Gli sposi hanno fame l'uno dell'altra e poi di un frutto in cui si incarni il loro amore.
E quando hai raggiunto tutto questo e dovresti sentirti appagato, a quel punto:
ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te (sant'Agostino).
C'è una fame più grande, fame di cielo, fame di Dio.
Fame di amare e di essere amati, fame di felicità e di pace per noi e per gli altri.
Fame di vita più grande, più intensa. Eterna!

2. Il dono di Gesù per la nostra fame

Ma tu, Gesù di Nazaret, che cosa porti?
Grande domanda, la cui risposta è semplice e folgorante:
come allora ha dato la manna, oggi ancora Dio dà.
Due parole semplicissime eppure chiave di volta del Vangelo: Dio dà. Dio non chiede,
Dio dà. Dio non pretende,
Dio offre. Dio non esige nulla, dona tutto.
Un verbo così semplice: dare, che racchiude il cuore di Dio.
Dare, senza condizioni, senza un perché che non sia l'intimo bisogno
di fecondare, far fiorire, fruttificare la vita.
Poi la risposta si completa: ciò che il Padre dà è un pane che dà la vita al mondo.
Uno dei vertici del Vangelo:
ciò che dà pienezza alla vita del mondo è un pane dal cielo.
L'uomo è l'unica creatura che ha Dio nel sangue, e nel respiro.
Uno dei nomi più belli di Dio: Dio è nella vita datore di vita.
Dalle sue mani la vita fluisce illimitata e inarrestabile.
E la folla capisce e insieme a noi dice: Dacci sempre di questo pane.
La domanda diventa supplica, comando: Dacci! Sempre!

3. Credere è assimilare la vita di Dio

Gesù risponde con le parole decisive: sono io il pane della vita.
Annuncia la sua pretesa assoluta:
io posso colmare tutta la vostra vita. Io sono il divino che fa fiorire l'umano!
Io sono un pane che contiene tutto ciò che serve a mantenere la vita:
amore, senso, libertà, coraggio, pace, bellezza.
Credere è come mangiare un pane,
lo assaporo in bocca, lo faccio scendere nell'intimo,
lo assimilo e si dirama per tutto l'essere:
Gesù in me si trasforma in cuore, calore, energia, pensieri, sentimenti, canto.
Il cristianesimo non è un corpo dottrinale,
cui aggiungere sempre qualche nuova definizione dogmatica o etica,
ma una vita divina da assimilare,
una calda corrente d'amore da far entrare.
Perché giunga a maturazione l'uomo celeste che è in noi,
affinché sboccino amore e libertà, nel tempo e nell'eterno.
 

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